Gli otto indicatori dell’Alienazione Parentale. Separazioni altamente conflittuali

indicatori dell'alienazione parentale

Gli otto indicatori dell’Alienazione Parentale permettono di circoscrivere con maggiore precisione la PAS, (Parental Alienation Syndrome – PAS, così definita dallo psicologo forense Richard Gardner all’inizio degli anni Ottanta), una delle questioni più dibattute degli ultimi anni. Vediamo nello specifico la definizione e le caratteristiche della PAS.

Che cosa si intende per Alienazione Parentale?

Richard A. Gardner definisce la “Sindrome da Alienazione Parentale” (PAS) come un disturbo dove un genitore (indicato come alienatore, genitore alienante), attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (generalmente indicato come genitore alienato o genitore bersaglio) allo scopo di ottenere che il figlio si rifiuti di frequentarlo.

Quello che differenzia la PAS da un semplice “lavaggio del cervello” attuato da un genitore sul figlio, è che il bambino diventa egli stesso protagonista della campagna di denigrazione ed è proprio questa combinazione di comportamenti che legittima una diagnosi di PAS.

La denigrazione del figlio non deve essere imputata ad un reale comportamento negligente del genitore bersaglio. Si può, dunque, parlare di Alienazione Parentale solo quando il figlio attua un comportamento alienante assolutamente ingiustificato, mentre in presenza di reali abusi o trascuratezza da parte di un genitore non può configurarsi la PAS.

Gardner individua gli otto indicatori dell’Alienazione Parentale:

  1. Campagna di denigrazione: Si manifesta con la mancanza di rispetto da parte del bambino verso il genitore alienato, comportamento spesso favorito dal genitore alienante.
  2. Razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde per giustificare il biasimo: Il bambino spiega il rifiuto a frequentare un genitore dando delle giustificazioni decisamente troppo deboli per spiegare una tale presa di posizione.
  3. Mancanza di ambivalenza: Per il figlio un genitore sarà completamente privo di difetti, mentre l’altro non avrà alcun pregio.
  4. Il fenomeno del “pensatore indipendente”: Il bambino puntualizza che quello che dice è frutto del suo pensiero autonomo e non riporta quindi quello che sente dire dal genitore.
  5. Appoggio automatico al genitore alienante nel conflitto genitoriale: Il minore sosterrà sempre il pensiero e le azioni del genitore alienante, dandogli quindi il suo appoggio incondizionato.
  6. Assenza di senso di colpa per la crudeltà e l’insensibilità verso il genitore alienato: Il minore sorprenderà per la freddezza e la sua mancanza di empatia nei confronti del genitore rifiutato per il quale non prova alcun dispiacere, anche se gli sta causando sofferenze.
  7. Utilizzo di scenari presi a prestito: Il bambino userà espressioni verbali che non corrispondono al suo sviluppo cognitivo; spesso anche se le usa, non saprà il reale significato di quanto dice.
  8. Estensione dell’ostilità alla famiglia allargata e agli amici del genitore alienato: Il figlio inizierà a dimostrare ostilità e a rifiutare il contatto anche con i genitori, i familiari e gli amici del genitore alienato.

A queste variabili Gardner aggiunge altri quattro criteri o fattori che consentono di indagare in modo specifico la relazione che intercorre tra il minore e i due genitori, per arrivare ad una corretta valutazione della presenza di PAS. Verranno presi, quindi, in esame anche:

a) Le difficoltà del minore nel periodo di transizione da un genitore all’altro.

b) Il comportamento del minore durante la permanenza a casa del genitore alienato.

c) Il legame del minore con il genitore alienante.

d) Il legame del minore con il genitore alienato prima della separazione o, in ogni caso, dell’alienazione.

Gardner individua anche tre livelli di gravità che vanno ad aggiungersi agli otto indicatori dell’Alienazione Parentale: lieve, media e grave. In quest’ultimo livello le visite del bambino possono essere impossibili per via dell’ostilità verso il genitore alienato.

La PAS nel contesto italiano

In Italia, l’Alienazione Parentale viene citata per la prima volta in un ordinanza del Tribunale per i Minorenni di Milano (ord. 19/6/1998 proc. n. 1652/E/97). Quest’ordinanza affidava il minore ai servizi sociali accogliendo la consulenza tecnica di parte della madre, secondo cui l’affidamento del minore al padre costituiva grave pregiudizio per il primo, in quanto:

(…) tra i due si era instaurato un rapporto gravemente lesivo della integrità psicologica del minore: quest’ultimo stava progressivamente assumendo i tratti paranoidi della personalità del padre ed appariva affetto da quella che alcuni esperti chiamano “sindrome di alienazione parentale” (…).

Nel 2020 l’Alienazione Parentale è stata esclusa dall’ICD11 (International Classification of diseases 11th Revision The global standard for diagnostich ealth information) in quanto non classificabile come patologia, ma solo come questione giudiziaria. Questa confusione sulla natura della PAS si ripercuote anche nel nostro contesto giurisprudenziale, dove è possibile trovare sentenze che ne riconoscono l’esistenza e altre che ne escludono ogni validità scientifica. È auspicabile che in futuro ci sia più chiarezza su una questione così delicata e che riguarda gli interessi dei minori.

La mediazione familiare: la procedura che aiuta a gestire il conflitto

Dopo una separazione caratterizzata da un percorso molto conflittuale non è raro che si verifichino delle difficoltà per i figli a frequentare il genitore con il quale non risiedono abitualmente.

Le motivazioni a queste difficoltà possono essere tante e non tutte ascrivibili alla presenza della PAS, ma la conseguenza spesso è identica e consiste nel mancato rispetto del principio della bigenitorialità (un bambino ha una legittima aspirazione, vale a dire, un legittimo diritto a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori, anche se gli stessi siano separati o divorziati).

Nella gestione delle separazioni altamente conflittuali, come assicurare ai figli la continuità delle relazioni con entrambi i genitori?

La mediazione familiare è una procedura di separazione che tutela il dialogo tra i genitori e permette una riorganizzazione familiare che garantisce il mantenimento di relazioni continuative con entrambe le figure genitoriali e con le rispettive famiglie d’origine. In un contesto strutturato, il mediatore familiare come terzo neutrale e con una formazione specifica, nella garanzia del segreto professionale, e in autonomia dall’ambito giudiziario, si adopera affinché i partner elaborino in prima persona un programma di separazione soddisfacente per sé e per i figli, in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale. È importante essere consapevoli che la separazione ha delle conseguenze non solo sulla coppia di partner ma anche sui figli e queste conseguenze non derivano dal “separarsi” ma da come ci si separa, perciò scegliere delle procedure che tutelino il mantenimento dei legami con tutti i membri della famiglia e aiutino a salvaguardare un dialogo rispettoso tra le parti è fondamentale. Per ulteriori informazioni per quanto riguarda gli indicatori dell’alienazione parentale e la gestione delle separazioni altamente conflittuali contattateci.

Dott.ssa Marialaura Misiano
Mediatrice familiare

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4 pensieri su “Gli otto indicatori dell’Alienazione Parentale. Separazioni altamente conflittuali

  1. L’alienazione o il plagio del minore è attuato in mala fede dal genitore alienante. Questo è consapevole di quanto opera sul minore. Può essere dovuto a rabbia o per Soldi. Costituisce un crimine della peggiore specie inflitto al figlio e all’,altro genitore. Esso è sostenuto dalla magistratura che non interviene, consapevolmente ed in malafede, in tempo cioè prima che il danno diventi irrimediabile. Di solito tutto a favore di madri collocatarie.

  2. Gentilissimo Salvatore,
    la ringraziamo per le sue osservazioni. Il tema é  molto dibattuto, conosciamo lo stato di sofferenza di molti genitori e bambini che si trovano a vivere dilaniati dal dolore e da quel senso di impotenza che spesso solo chi ha vissuto può capire. Al di là delle statistiche sul sesso del genitore alienante, auspichiamo una maggiore sensibilità e attenzione da parte della magistratura su tale problematica, affinché i bambini possano crescere con serenità e continuare a vedere nei loro papà e nelle loro mamme dei modelli di amore cui ispirarsi e trarne nutrimento. Lo Studio Santino é impegnato in prima linea, sensibilizzando l’opinione degli utenti su questo tema al fine di contribuire alla tutela dei bambini e al benessere dei loro genitori.
    Continui a seguirci per ulteriori approfondimenti.

  3. Non si può immaginare la disperazione di noi nonni ma sopratutto di mio figlio. Siamo una famiglia intera alienata.inutile elencare le cattiverie morali,sono troppe.il dolore maggiore è osservare impotenti alla distruzione morale dei miei 2 nipoti di 14 e 9 anni.come può una madre minare la salute psicologica di un figlio?purtroppo leggo da varie parti che si tratta di situazioni irrimediabile.nel nostro caso il giudice ha stabilito dopo 2 anni l intervento di un assistente sociale,ma la lentezza con cui avviene il tutto non mi fa sperare per il meglio.peedonate lo sfogom

  4. Buon pomeriggio Maddalena,
    dalle sue parole traspare la sofferenza per quello che sta vivendo lei in quanto nonna e soprattutto i suoi nipoti. Sono delle situazioni, purtroppo, sempre più comuni. Se le fa piacere, può raccontare la sua storia scrivendo a: info@studiosantino.it
    Continui a seguirci anche sui nostri social, da settembre partiranno molte iniziative a cui potranno prendere parte anche i nonni.
    A presto!

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