Il valore probatorio dei messaggi Whatsapp nel processo penale

il valore probatorio dei messaggi whatsapp

L’utilizzo inarrestabile degli smartphone e delle loro Apps – che possono diventare strumenti di commissione di un reato – ha imposto alla giurisprudenza di merito e di legittimità una riflessione sul valore probatorio dei messaggi WhatsApp nel processo penale.

Come noto questa App permette agli utenti di inviare e ricevere messaggi scritti e vocali in modo immediato, potendo salvare nella memoria del cellulare le conversazioni contenute nella chat che spesso confluiscono anche in sede processuale.

Qual è il valore probatorio dei messaggi WhatsApp nel corso di un processo penale?

Il testo delle chat (immagini, testi, file audio e registrazioni) di WhatsApp costituisce piena prova dei dati ivi contenuti poiché rappresenta la concreta e valida forma di memorizzazione di un fatto storico della quale si può certamente disporre ai fini probatori – nella fase istruttoria- alla stregua di una prova documentale ai sensi dell’art. 234 c.p.p.

Tale norma infatti, consente di acquisire in giudizio anche i documenti che rappresentano persone e fatti utilizzando fotografie, cinematografie, fonografie o qualsiasi altro mezzo idoneo a riprodurle.

Tuttavia la Cassazione ha chiarito che “si riconosce il valore probatorio dei messaggi WhatsApp scambiati mediante tale chat telematica, purché le relative trascrizioni siano accompagnate dal supporto originale contenente detta registrazione”. (Cassazione penale n.49016/2017)

Quindi il valore probatorio dei messaggi WhatsApp nel processo penale è subordinato all’acquisizione, durante la fase dibattimentale, del supporto telematico ove sono ivi contenuti, ovvero il telefono cellulare.

Qual è la disciplina giuridica applicabile?

Va inoltre evidenziato, come ai messaggi WhatsApp rinvenuti in un telefono cellulare non sia applicabile la disciplina dettata dall’art. 254 c.p.p., in quanto tali testi non rientrano nel concetto di “corrispondenza” che implica un’attività di spedizione, (Sez. 3, n. 928 del 25/11/2015) né può trattarsi degli esiti di un’attività di intercettazione che capta il flusso di comunicazioni in corso.

Quindi i messaggi WhatsApp, così come gli sms conservati nella memoria di un apparecchio cellulare, in virtù della loro natura documentale – ai sensi dell’art. 234 c.p.p – non soggiacciono alle regole di acquisizione stabilite per la corrispondenza né per le intercettazioni telefoniche. Detti messaggi devono ritenersi legittimamente utilizzabili ai fini della decisione ove ottenuti anche mediante riproduzione fotografica o con qualunque modalità atta alla raccolta del dato.

Gli Sms tuttavia, possono sempre essere disconosciuti dalla controparte attraverso la contestazione, per questo sono necessari elementi chiarie bene argomentati atti a dimostrare la conformità tra il loro contenuto e la realtà.

Dunque come possono essere acquisite le chat in un processo penale?

Il contenuto delle conversazioni WhatsApp in giudizio può essere riprodotto mediante:

  1. Acquisizione del supporto telematico – smartphone – in sede istruttoria, affinché sia possibile vagliarne il contenuto e la tenuità della stampa;
  2. Acquisizione dello screenshot del display stampato oppure allegato al fascicolo tramite supporto elettronico.

Pertanto la Corte di Cassazione penale, ritornando sul tema del valore probatorio dei messaggi WhatsApp nel processo penale, oltre a ribadire la loro natura documentale ai sensi dell’art. 234 c.p.p.– sottolineando il valore di piena prova – ha asserito la loro legittimità ai fini decisionali altresì se acquisiti mediante riproduzione fotografica.(Cassazione penale, sezione VI, sentenza 17 gennaio 2020, n. 1822).

Se hai ancora qualche dubbio o hai bisogno di una consulenza legale, non esitare a contattarci per avere informazioni. Saremo felici di essere al tuo fianco.

Avv. Debora STASOLLA

 

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