I nonni e la solitudine. Come aiutarli? I Metodi del Pedagogista Clinico® per la cura dell’anziano

anziano

La vecchiaia è una fase della vita a forte rischio solitudine.

La nostra società cerca di accompagnare l’anziano, accogliendo i suoi bisogni ed offrendogli strutture dedicate.

Chi è l’anziano?

Gli anziani vivono grandi mutamenti fisici, psicologici e sociali. I cambiamenti possono avere epiloghi positivi e negativi.

Talvolta, la perdita di interessi e di gratificazioni creano disagi nella vita relazionale dell’anziano, privandolo dell’autonomia di cui ha bisogno e generando così la solitudine.

La solitudine può nascere nella propria famiglia in cui le unioni appaiono sempre più precarie, gli spazi per il dialogo sono sempre più ristretti, la mancanza di tempo e le preoccupazioni tolgono quelle energie che dovrebbero essere destinate a rafforzare il nucleo familiare.

Demenza senile ed il valore dei ricordi

La demenza senile causa la solitudine.

La memoria nella terza età incide negativamente sulle abilità ritentive. Cosa accade alla memoria?

Generalmente la persona anziana fatica a:

  • ricordare alcuni impegni (prendere una pillola);
  • occuparsi di più cose contemporaneamente;
  • seguire una conversazione a cui partecipano varie persone
  • ricordare informazioni ricevute tutte assieme.

Molti anziani accettano la perdita di memoria che sperimentano col passare degli anni, nello stesso modo in cui accettano le limitazioni delle loro capacità fisiche.

Altri ristrutturano il proprio stile di vita sviluppando strategie utili a fronteggiare una compromissione della memoria.

L’anziano è sottoposto a grandi cambiamenti sociali, che spesso vengono percepiti come l’approdo ad una vita senza scopi. Il rischio maggiore di questo stato d’animo è il cadere in uno stato depressivo ed in un senso di smarrimento.

Ma dove può trovare rifugio un anziano in pieno smarrimento?

La cura dell’anziano: chi si occuperà di lui?

Decidere chi dovrà occuparsi di un anziano è una scelta difficile che può causare conflitti.

La decisone più facile è la Casa di Cura perché concilia con la nostra frenetica vita.

Per l’anziano entrare in un istituto rappresenta un cambiamento ed un’improvvisa interruzione della sua quotidianità, da cui spesso deriva un “disadattamento” di difficile gestione.

Spesso, chi vive in istituto trascorre le giornate in attesa che qualcuno possa fargli visita. La solitudine logora l’animo dell’anziano costringendolo a guardare fuori da una finestra, lì dove la vita scorre.

In alcuni casi, tuttavia, anche vivere in famiglia può non essere un’alternativa al senso di solitudine. Può succedere che l’anziano si percepisca come un peso che ha sconvolto la vita di quella famiglia, alimentando i conflitti familiari.

In qualità di Pedagogista Clinico® ho presentato un progetto presso una struttura, con l’obiettivo di valorizzare la persona anziana.

Ho condiviso esperienze legate alla rievocazione di ricordi, di grande importanza per l’anziano, permettendogli di “percepirsi ancora” nella sua vita. Questo grazie l’utilizzo di Metodi specifici come Memory Power Improvement® e Metodo Musicopedagogia®.

La cura dell’anziano, che sia in famiglia o in struttura, è importante.

Bisogna impegnarsi per garantirgli un ben-essere attraverso il ripercorrere dei suoi ricordi, dargli l’occasione di sentirsi ancora protagonista della sua vita.

Dott.ssa Rossella Mangino

Pedagogista Clinico®

Condividi su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *